La religione nei paesi scandinavi

Religione nei paesi scandinavi

LA RELIGIONE NEI PAESI SCANDINAVI: UN RAPPORTO NON COSÌ IDILLIACO

L’idea generale che si ha dei Paesi Nordici è quella di modelli per la tutela dei diritti umani e, quindi, della libertà religiosa. Sebbene sulla carta possa sembrare così, in realtà il rapporto tra Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia e Islanda con la religione è uno dei più complessi. Nell’atto pratico, e secondo diversi studi, sembra ci siano più restrizioni di quanto pensiamo, specie per alcune minoranze e accentuate negli ultimi anni.

La religione nei Paesi Scandinavi:

I NORDICI SONO RELIGIOSI?

Strettamente collegato alla libertà religiosa è il luogo comune che i Nordici abbiano un elevato tasso di ateismo.

In effetti, le persone che si dichiarano atee o agnostiche in Scandinavia e in Nord Europa è più alto che in altri Paesi, ma non è uguale per tutti gli Stati. E i dati sono contrastanti: la maggior parte dei sondaggi rilevati, ad esempio, sostiene che in Danimarca si definisca ateo poco meno del 20% della popolazione; ma secondo quelli rilevati da Gallup International, appena il 18% della popolazione danese considera la religione una “parte importante della propria vita quotidiana”. Il che non significa, però, considerarsi necessariamente atei.

Tra i Paesi Scandinavi, la Norvegia è quello più religioso. Pur non essendoci più una Religione di Stato, oltre il 70% della popolazione si definisce cristiana, e molti norvegesi frequentano regolarmente gli appuntamenti parrocchiali. La Svezia, al contrario, è quello con il tasso di ateismo più alto, che a seconda dei sondaggi varia dal 46 ad addirittura l’85% della popolazione.

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COSA DICONO LE COSTITUZIONI DEI PAESI NORDICI SULLA RELIGIONE

Religione nei paesi scandinavi

Ogni Paese nordico ha la propria modalità di sancire la libertà religiosa nella sua costituzione. Ad esempio, in Danimarca, la Costituzione garantisce la libertà di formare congregazioni religiose, a condizione che non violino la morale o l’ordine pubblico.


In Finlandia, invece, è chiaramente stabilito che nessuno può essere obbligato a partecipare a pratiche religiose contro la propria coscienza.


Norvegia e Islanda hanno disposizioni simili, con la Norvegia che mantiene la Chiesa evangelica-luterana come Chiesa di Stato, pur garantendo il sostegno statale a tutte le comunità religiose. In Svezia, la libertà di culto è garantita insieme ad altri diritti fondamentali.

Nonostante queste garanzie, alcuni paesi nordici hanno adottato normative che possono apparire discriminatorie nei confronti delle minoranze religiose, in particolare dei musulmani. In Danimarca, ad esempio, sono state introdotte misure che limitano la predicazione “antidemocratica” e vietano l’uso di coperture facciali in pubblico, colpendo principalmente l’Islam. Anche in Norvegia esiste un divieto simile, ma limitato agli istituti educativi.


Non è esclusivo dei Paesi Nordici: misure ancora più restrittive sono state adottate per esempio in Francia, e anche l’Italia, pur in misura molto più blanda, ne ha introdotte alcune.


Queste restrizioni, sebbene spesso giustificate come misure di sicurezza o per mantenere l’ordine pubblico, hanno sollevato preoccupazioni sul loro impatto sulla libertà religiosa. La Danimarca, in particolare, è stata classificata come una delle poche democrazie con forti restrizioni governative sulla religione, un dato che di solito caratterizza regimi autoritari o ibridi.

LE MINORANZE RELIGIOSE
Le minoranze religiose nei Paesi nordici, comunque, ancora sono soggette a diverse discriminazioni. Ad esempio, in molti casi, la registrazione è necessaria per accedere ai finanziamenti pubblici o a benefici fiscali. Tuttavia, questa pratica è vista da alcuni come una forma di discriminazione, poiché le comunità religiose minoritarie devono adempiere a requisiti burocratici che non si applicano alla maggioranza luterana.

Un esempio di tale complessità è rappresentato dal “paradosso nordico della libertà religiosa”. Sebbene i Paesi nordici siano noti per sostenere i diritti umani, in particolare la libertà individuale, alcune delle loro politiche nei confronti delle minoranze religiose sono viste come restrittive.

Questo paradosso emerge soprattutto quando si esamina il rapporto tra lo stato e le comunità religiose, un legame che rimane forte, in particolare in Danimarca, dove la Chiesa luterana continua a godere di uno status privilegiato.

Diversi studi e indici, come il Government Restrictions Index (GRI) del Pew Research Center, cercano di misurare il livello di libertà religiosa in vari paesi. Questi indici tengono conto di fattori come il favoritismo verso le religioni maggioritarie, le leggi che limitano la libertà religiosa e le molestie contro i gruppi religiosi. Nel caso dei Paesi nordici, i dati mostrano un aumento delle restrizioni religiose nel corso degli anni, con la Danimarca che registra il maggior incremento.

Sebbene la registrazione delle comunità religiose possa essere vista come una forma di restrizione, in molti paesi europei, incluso il Nord Europa, è considerata una pratica comune e necessaria per accedere a determinati benefici statali. E questo inevitabilmente crea il paradosso di cui sopra.

Articolo in collaborazione con

Robin Mørensson,
founder @ NØGLEN

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