RUNOLOGIA
La magia delle Rune: Filologia e Runologia Archetipica
Esistono due approcci differenti alle rune: quello della linguistica storica e delle discipline che contribuiscono a ricostruire testo e contesto delle iscrizioni, definibile “scientifico – razionale”, e quello che invece riflette un altro tipo di interesse riconducibile alla sfera della spiritualità e che si può definire “magico – esoterico” (runologia esoterica), un tipo di ricerca che oggi gode di grande popolarità e che affianca i caratteri del futhark al concetto di archetipo jungano vedendo nelle rune l’espressione di un antico sapere riconducibile alla Natura, ai cicli stagionali e alle forze degli Elementi. Le rune diventano quindi guida e sostegno dell’Essere, strumenti di canalizzazione energetica utilizzabili per pratiche divinatorie.
Le origini della runologia, in entrambe le sue espressioni, risalgono al XVII secolo, epoca in cui in un contesto di entusiasmo per la storia nazionale gli antiquari scandinavi volsero il proprio interesse ai monumenti runici, considerati il massimo testimone di un remoto glorioso passato.
Origini e mistero
Le rune nacquero come sistema di scrittura in una società solo in minima parte alfabetizzata e quindi restavano un mistero agli occhi di chi non era iniziato alla loro conoscenza e i nomi delle rune, noti da fonti medievali, ma risalenti ad una tradizione molto più antica, sono indicativi del valore che le rune potevano assumere in contesti sacri e all’interno di rituali magici.
Perfino una runa isolata era sufficiente per evocare potenze benigne o maligne inoltre talvolta i testi delle iscrizioni veicolano formule magiche, identificate nel corpus dagli stessi accademici già nella prima metà del XX secolo, che trasformano gli oggetti su cui sono incise in amuleti.
Tale utilizzo delle rune è più comune nella prima fase della produzione, quella antica, ma si conserva anche in quelle successive a dimostrazione di una continuità nella tradizione.
Perfino una runa isolata era sufficiente per evocare potenze benigne o maligne inoltre talvolta i testi delle iscrizioni veicolano formule magiche, identificate nel corpus dagli stessi accademici già nella prima metà del XX secolo, che trasformano gli oggetti su cui sono incise in amuleti.
Tale utilizzo delle rune è più comune nella prima fase della produzione, quella antica, ma si conserva anche in quelle successive a dimostrazione di una continuità nella tradizione.
Johannes Bureus, il padre della runologia (1568 – 1652)
Lo svedese Johannes Bureus, formidabile studioso con un innato talento per le lingue e i sistemi grammaticali e una naturale tendenza mistica, è ricordato come il Padre della Runologia e per aver coniugato nei suoi studi l’interesse filologico e quello esoterico.
Partendo dal progetto di pubblicare il corpus completo delle iscrizioni di Svezia, corredato da tavole illustranti i monumenti e da un commento linguistico dei testi, sviluppò parallelamente una teoria personale secondo la quale accanto alle rune ordinarie utilizzate per le epigrafi esistevano anche delle rune nobili – adulrunor il cui compito era di mediare tra il piano umano e quello divino.vL’opera monumentale non fu portata a compimento, ma Bureus pose le basi per gli studi successivi dimostrando quanto la conoscenza degli elementi filologici e storici delle rune sia un punto di riferimento imprescindibile anche per coloro i quali cerchino un percorso spirituale.
Partendo dal progetto di pubblicare il corpus completo delle iscrizioni di Svezia, corredato da tavole illustranti i monumenti e da un commento linguistico dei testi, sviluppò parallelamente una teoria personale secondo la quale accanto alle rune ordinarie utilizzate per le epigrafi esistevano anche delle rune nobili – adulrunor il cui compito era di mediare tra il piano umano e quello divino.vL’opera monumentale non fu portata a compimento, ma Bureus pose le basi per gli studi successivi dimostrando quanto la conoscenza degli elementi filologici e storici delle rune sia un punto di riferimento imprescindibile anche per coloro i quali cerchino un percorso spirituale.
Alfabeto Runico
La sequenza runica: il Futhark (Fuþark)
La prima attestazione scritta delle lingue nordiche precede di molto la loro attuale suddivisione ed è costituita dalle iscrizioni runiche.
La sequenza è infatti il più antico alfabeto adottato dalle popolazioni germaniche, che lo utilizzarono prima dell’incontro con quello latino portato dal cristianesimo.
La conversione alla nuova fede e l’abbandono delle antiche usanze pagane avvenne però nel mondo nordico con un ritardo di alcuni secoli rispetto alle altre realtà germaniche e questi consentì alle rune di trovare un contesto ideale nel quale esprimersi.
La produzione runica scandinava copre un arco temporale di quasi 1500 anni, fornendo di conseguenza una grande ed eterogenea quantità di materiale da studiare.
La sequenza runica è detta fuþark, nome che deriva dai primi sei caratteri di cui è composta.
Periodicamente l’Istituto Culturale Nordico propone seminari online strutturati secondo la suddivisione temporale della produzione runica nel mondo nordico. Ogni seminario è costituito da una base di introduzione storica del contesto, di descrizione della sequenza runica utilizzata in quei secoli e della tipologia di testi con essa realizzati, cui segue la lettura di un’antologia di iscrizioni, che varia ad ogni edizione e contribuisce ad evidenziare un aspetto culturale specifico del periodo.
Un affascinante e coinvolgente viaggio tra linguistica e archeologia, storia e antropologia, per ripercorrere l’evoluzione della sequenza runica lungo quindici secoli, dall’Età del Ferro fino al Medioevo.
A partire dalla Danimarca, attraverso la Svezia e la Norvegia, fino alle più remote regioni della Groenlandia, le rune ebbero un ruolo di preminenza assoluta nel panorama culturale scandinavo. Misteriosi segni di origine divina, prerogativa del Padre degli dèi, Odino, che le impiega per i propri incantesimi e sortilegi, nei primi secoli della loro storia vennero utilizzate da più popolazioni di stirpe germanica, trovando dall’epoca vichinga in poi la propria massima espressione nel mondo nordico.
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