Tre scrittrici scandinave che devi conoscere

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LE SCRITTRICI SCANDINAVE CHE HANNO FATTO LA STORIA DELLA LETTERATURA NORDICA

Lo si conosce poco, soprattutto in Italia. Ma in Scandinavia, a partire dagli anni ’70 dell’Ottocento, è sorto un movimento prima letterario, poi culturale e sociale, che ha posto le basi per i moderni paesi nordici e la loro avanguardia riguardo ai diritti di genere. Tale movimento è noto come Det moderne gennembrud / Det moderna genombrottet / Det moderne gjennombrudd (rispettivamente: danese, svedese e norvegese), ma a livello internazionale si conosce come The Modern Breaktrhough, appunto “la svolta moderna”.

Al centro di questo movimento c’erano scrittori che richiedevano riforme profonde nelle strutture sociali rigide, comprese quelle che opprimevano le donne, agendo in anticipo sui primi movimenti femministi. E non a caso, tra questi autori, spiccano figure femminili che, attraverso la loro scrittura, portarono avanti la battaglia per i diritti delle donne e per la loro emancipazione. Amalie Skram, Victoria Benedictsson e Adda Ravnkilde furono le più importanti, ma solo alcune delle scrittrici che diedero voce a queste richieste di cambiamento.

Scrittrici scandinave del movimento The Modern Breaktrhough:

IL CONTESTO DEL MODERN BREAKTHROUGH

Il Modern Breakthrough si diffuse in Scandinavia a partire dal 1872, quando il critico e teorico danese Georg Brandes pubblicò una serie di conferenze intitolate Hovedstrømninger i det 19. Århundredes Litteratur (Principali Correnti della Letteratura del XIX secolo).

Brandes sosteneva la necessità di una letteratura socialmente impegnata, che affrontasse i problemi contemporanei in modo realistico, sostituendo la tradizione romantica e idealistica del secolo precedente. Scrittori come Henrik Ibsen in Norvegia e J.P. Jacobsen in Danimarca iniziarono a riflettere sulle necessarie riforme delle leggi e dei costumi sociali, in particolare riguardo alla condizione femminile.

Ibsen, per esempio, scrisse lo spettacolo teatrale in tre atti Casa di Bambola (Et dukkehjem, tra l’altro una delle prime scritte in norvegese, pubblicato nel 1879), che rappresenta perfettamente questo impegno sociale, dato che racconta il destino di una donna sposata costretta a rinunciare o combattere per le sue aspirazioni e la sua auto-realizzazione in un mondo dominato dagli uomini. Oppure Spettri (Gengangere, 1881), in cui un marito dissoluto distrugge le vite della moglie e del figlio.
Anche lo svedese August Strindberg, altro drammaturgo e scrittore importante nella storia letteraria europea, dimostrò attenzione alle tematiche sociali in opere come La stanza rossa (Röda Rummet, 1879), che invece segue l’impiegato Arvid Falk che diventa un giornalista e si arrende alla constatazione che ogni campo, dalla politica al teatro all’editoria, è dominato da ipocrisia e corruzione, mentre sempre svedese è la nota Selma Lagerlöf, i cui racconti solo all’apparenza spensierati commentavano l’emarginazione del genere femminile a quei tempi.

Ma anche ben prima del movimento, già a partire dagli anni ’20 dell’Ottocento, le scrittrici scandinave avevano iniziato a denunciare le disuguaglianze tra uomini e donne. Una delle prime fu Camilla Collett, autrice norvegese che nel 1854-55 pubblicò Amtmandens Døttre (Le figlie del governatore), un romanzo che metteva in luce le limitate opportunità per le donne, anche quelle delle classi agiate. Similmente, Fredrika Bremer in Svezia affrontò la questione della repressione femminile nel suo romanzo Familien H*** (1830-31, La famiglia del colonnello), ritraendo gli effetti devastanti di una società che silenziava i desideri delle donne.

Con il progredire del movimento, molte altre scrittrici si unirono al coro di voci che chiedevano riforme sociali. In Norvegia, Aasta Hansteen e Magdalene Thoresen scrissero opere che esploravano la vita delle donne nelle zone rurali, mentre in Danimarca, autrici come Olivia Levison e Erna Juel-Hansen sfidarono le convenzioni sociali ritraendo donne indipendenti e sessualmente emancipate.

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TRE SCRITTRICI SCANDINAVE PIONIERE DELLA LETTERATURA FEMMINILE

Amalie Skram (1847-1905)

Amalie Skram è una delle scrittrici più importanti del Modern Breakthrough. Nata in Norvegia, iniziò a scrivere dopo il suo matrimonio con Erik Skram e si trasferì a Copenaghen. Molte delle sue opere trattano il problema del doppio standard, che incoraggiava gli uomini a essere sessualmente attivi, mentre si aspettava che le future spose rimanessero caste. Constance Ring (1885) e Forraadt (1892, Tradita) si concentrano sul disallineamento tra uomini di mondo e le giovani ragazze che diventano loro mogli senza alcuna idea di cosa comporti il matrimonio – spesso con risultati tragici per entrambe le parti.

In Fru Inés (Madama Inés, 1891), ambientato a Costantinopoli, la moglie in un matrimonio senza amore cerca appagamento sessuale con un giovane amante, ma quando scopre di essere incinta si trova intrappolata in una spirale discendente dalla quale non c’è via di scampo. Lucie (1888) guarda all’altro lato della medaglia, con una ballerina che diventa l’amante di un rispettabile funzionario; lui decide di sposarla e trasformarla in una moglie modello – solo per distruggerla con le sue critiche.

Skram scrisse anche un’epica storia di una famiglia contadina della Norvegia occidentale, il romanzo in quattro volumi Hellemrysfolket (Il popolo di Hellemyr .1887-98), che è stato spesso paragonato alle opere naturaliste di Zola per la sua descrizione spietata della povertà opprimente e dei disperati e vani tentativi di una famiglia di sfuggire all’influenza degradante del loro ambiente di origine. Fu quest’opera che ricevette i maggiori elogi da parte dei critici durante la sua vita, e solo quando la scrittura femminista divenne oggetto di studio i suoi “romanzi sul matrimonio” furono rivalutati e considerati letture essenziali.

Victoria Benedictsson (1850-1888)

Victoria Benedictsson, come Amalie Skram, si era sposata giovane e infelicemente, in questo caso con un vedovo anziano e con cinque figli; anche lei iniziò a scrivere più tardi, trattando le esperienze delle donne che riflettevano le sue. Al centro delle sue opere c’è il problema del desiderio femminile e i conflitti che esso provoca per le singole donne in una società riluttante a riconoscerne l’esistenza. Il suo primo romanzo, Pengar (Soldi,1885), racconta di come la giovane Selma venga persuasa a sposarsi infelicemente con un uomo più anziano, per poi provare un nascente desiderio per il cugino Richard. Questo desiderio proibito deve essere represso, poiché lei non riesce ad accettarlo, e rifiuta il suo amore; ma ciò le dà la forza di lasciare il matrimonio e trovare realizzazione come artista. Il successivo Fru Marianne (Madama Marianne 1887) esplora un dilemma simile; questa volta Marianne sceglie di rimanere nel suo matrimonio e cercare appagamento nel lavoro e nella maternità – ma il conflitto interiore resta.

Tuttavia, la realizzazione creativa fu breve per l’autrice, che trovò il tempo di scrivere solo quando si ammalò e dovette riposarsi. Nei suoi brevi periodi a Copenaghen trovò un ambiente più ricettivo alle sue aspirazioni letterarie. Il suo diario, pubblicato molto più tardi, Stora boken e Dagboken (Il grande libro e Il diario, scritti tra il 1882 e il 1888), rivela sia il suo sviluppo come scrittrice sia la sua passione per Georg Brandes. La scoperta che il suo impegno verso di lui non fosse ricambiato fu un fattore determinante nella sua decisione di togliersi la vita.

Adda Ravnkilde (1882-1883)

Adda Ravnkilde, danese, sembrava, nei suoi primi anni, avere maggiori possibilità di successo come autrice, essendo stata incoraggiata dai suoi genitori a studiare a Copenaghen, dove il celebre Georg Brandes divenne il suo mentore. Mostrò grande talento, e le sue opere Judith Fürste e To Fortællinger (Due storie) furono scritte quando aveva circa 20 anni. Tutti e tre i racconti trattano delle relazioni sessuali ineguali nella società contemporanea e della lotta delle donne per l’autodeterminazione. Judith Fürste racconta di un matrimonio che si trasforma in una lotta di potere tra marito e moglie, e si conclude con la sottomissione della moglie – per sua libera scelta. L’autonomia femminile è finalmente raggiunta nel racconto Tantaluskvaler (Le pene di Tantalo), dove l’eroina diventa una scrittrice.

Tuttavia, il messaggio positivo di questo romanzo è in qualche modo sminuito dal fatto che l’autrice si tolse la vita poco dopo averlo scritto, all’età di 21 anni. Un ultimo dettaglio della sua storia è che tutti e tre i suoi manoscritti furono pubblicati dopo la sua morte nel 1884, dopo essere stati “ridotti e corretti” da editori maschi, che così riaffermarono il controllo sulla sua creatività. Non sappiamo cosa abbia scritto veramente, poiché tutti i suoi manoscritti originali sono andati persi.

L’EREDITÀ DELLE SCRITTRICI SCANDINAVE DEL MODERN BREAKTHROUGH

Molte di queste scrittrici, ignorate dalla critica per decenni, furono riscoperte solo con l’avvento del movimento femminista del XX secolo, che rivalutò il loro contributo alla letteratura e alla lotta per i diritti delle donne. Il loro lavoro non solo gettò le basi per le riforme sociali, ma offrì anche una nuova prospettiva sulla condizione femminile, rendendo le loro opere essenziali per comprendere le lotte di genere nell’Europa del XIX secolo, e contribuendo al raggiungimento della parità di genere in Scandinavia, ma anche negli altri paesi europei.

Articolo in collaborazione con

Robin Mørensson,
founder @ NØGLEN

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